Chi va piano va sano e va lontano

“Elio, mi porti a fare un bel giro?”
“Certamente, basta che non si superi la velocità dei 25 km/h in pianura, chiaro?”
“Nessun problema: ti metti tu davanti e fai l’andatura”

E’ iniziata così la programmazione della nostra gita di uno stranamente fresco martedì mattina.
Elio è un mio cliente. Ha 71 anni.
E nel 1988 è stato a Capo Nord.
In bici.
Partendo da Cesena.
Elio le strade le conosce tutte, perchè le ha percorse tutte: conosce i tagli, le scorciatoie, conosce le zone trafficate e quelle isolate. Uscire con lui è la garanzia che farai un bel giro.
Ma non devi avere fretta: ed è lì il bello, alla fine.

Ci troviamo alle 7 all’incrocio che porta da Forlimpopoli a Fratta Terme. Elio viene con la bici a pedalata assistita: ormai, dice, certe salite non riesce più a farle tutte con le proprie gambe. La cosa mi preoccupa leggermente, visto che sono un po’ fuori allenamento, ma alla fine chissenefrega, in qualche modo a casa ci arriverò!

Come da accordi, lui davanti e io dietro, partiamo per l’avventura. Da Fratta ci dirigiamo verso Meldola, per prendere Via Balbate e salire verso la Rocca delle Caminate. Via Balbate è una salita di tutto rispetto, che si inerpica in mezzo ai campi e alla vegetazione tipica forlivese. Non è affatto trafficata e si lascia scalare con tranquillità, svelando, una volta in cima, panorami incantevoli.
Dalla Rocca si scende rapidamente verso Predappio: da poco la strada in questione è stata asfaltata a nuovo e pare una pista da bowling!
Arrivare a Predappio Alta è un attimo: Elio mi fa notare uno stabile abbandonato sulla destra e mi racconta che tanti anni fa era una fiorente azienda che allevava bestiame come polli, galline e conigli. Ora è solo un ammasso di macerie: come cambiano i tempi!

E’ bello andare in giro con Elio, perchè ti mostra questo e quello, ti racconta e ti svela la Romagna e va anche oltre. Ti ritrovi a scalare una salita mentre lui con la mente ti porta verso altri monti, altre vette, giù fino alle Marche: a vedere il monte tal dei tali e la vallata Vattelapesca. E’ che poi io ho una pessima memoria e proprio tutti quei nomi non me li ricordo nemmeno se ci passo di persona.
Ed è anche un ottimo navigatore, perchè ti anticipa le curve, i sottopassi, le strade sconnesse: se attraversiamo un tratto di strada inghiaiata senza farci male è perchè mi ha avvisata due giorni prima, e poi qualche minuto fa e poi subito prima di arrivarci.

Si prende poi per Rocca San Casciano. Penso di non esserci mai stata prima.
La strada è completamente deserta, tanto che incontriamo un leprotto che attraversa la carreggiata e poi come un fulmine se la svigna; un capriolo fa la stessa cosa poco dopo, mentre un fagiano rosso fuoco svolazza fuori da un cespuglio per infilarsi in un altro.
La strada è completamente deserta. Ancora. Ed Elio mi spiega il perchè: è chiusa al traffico da quando una frana ne aveva interrotto il corso. Una volta ricostruita è rimasta così: un bel cartello di divieto al principio, un bosco ombroso pieno di sentieri attorno (chissà in mtb che meraviglia!), le foglie secche e scricchiolanti in mezzo alla strada, un panorama mozzafiato! E’ in salita, ma quasi non me ne accorgo, a parte quando tocca una punta del 17%: lì mi devo concentrare un attimo per arrivare alla curva. E dopo, come da regola, spiana!

Giunti a Rocca non andiamo alla fontana dove si fermano tutti i ciclisti. Noi facciamo sosta alla casina dell’acqua. Qui è a pagamento anche l’acqua naturale: 5 centesimi al litro. Elio è preparato e tira fuori la monetina dal suo borsello per permettermi di riempire la mia borraccia! Poi dalla borsa montata sul portapacchi estrae una confezione di Grana, si siede sulla panchina e si riposa sgranocchiando il formaggio: “Io sono all’antica- mi dice- non riesco a mangiare quelle barrette che mangiate voi”.

Visto che non ci sono mai stata prima, passiamo anche dal centro del paese: mi porta in piazza, dove facciamo la foto di rito davanti al campanile.

E poi via, direzione casa, stavolta.

Ora il ritmo aumenta, anche se di poco. La salita è praticamente finita e il traffico aumenta un pochino, ma la strada è larga e non ci diamo fastidio a vicenda, come può succedere in altri frangenti.
Passiamo da Dovadola, arriviamo a Castrocaro e da lì prendiamo questa salita che si chiama Le Volture, che ci porta dritti a San Lorenzo in Noceto. Tagliamo di qua, passiamo di là, fai una giravolta, falla un’altra volta, e come per magia siamo già sotto Bertinoro!
In teoria l’ultimo sforzo dovrei farlo da sola. In teoria. In pratica Elio decide di accompagnarmi quasi fino a casa: e siamo a 1200 metri di salite oggi. 84 km. Temperature fresche. Foto tante. Chiacchiere quanto basta. Posti stupendi un’infinità.
Morale della favola: da ripetere! 🙂

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